????????????????????????????????????????????????????????????????????????????Nella fase di avvio di un progetto di internazionalizzazione è imprescindibile considerare prima di tutto due elementi fondamentali quali l’attrattività del mercato di destinazione e la sua accessibilità. Successivamente occorre valutare se l’offerta dell’impresa potrebbe ottenere consenso nel Paese di destinazione. Su quest’ultimo aspetto vi sono diverse analisi da effettuare e soluzioni attuabili. Si può adottare, per esempio, un approccio basato su un mercato globale (c.d. impresa globale) caratterizzato da una sempre maggiore condivisione di consuetudini di vita e di consumo a livello mondiale, ovviamente senza tralasciare le peculiarità di ogni mercato nel quale si opera. Oppure l’impresa può adottare un approccio multi-domestico nel quale le variabili del marketing-mix sono adattate alle caratteristiche del mercato di destinazione.
Accanto a questa analisi occorre poi valutare la più opportuna strategia di ingresso, che definisce come affrontare i concorrenti già presenti nel mercato di destinazione. Si possono scegliere strategie di attacco diretto oppure indiretto. Le modalità di ingresso nel mercato di destinazione sono essenzialmente tre:
a) Esportazione;
b) alleanze;
c) insediamento produttivo
Con l’esportazione l’impresa entra nel mercato estero collocando sul mercato i suoi prodotti in modo diretto oppure indiretto. In tal modo, si riducono i costi ed i rischi connessi ad un processo di internazionalizzazione maggiormente invasivo ma, allo stesso tempo, si perde la possibilità di agire in modo diretto nel mercato estero.
Con le alleanze strategiche si collabora su un progetto con un’impresa già presente nel mercato di destinazione. In alternativa, si possono scegliere accordi di licenza o il c.d. piggyback.
Da ultimo si può decidere di stabilire un insediamento nel mercato estero. Questo implica dei costi iniziali elevati, ma diversi vantaggi strategici e di marketing. Nel dettaglio l’insediamento può essere di tipo greenfield oppure di tipo brownfield.
In particolare nel caso da noi analizzato in Cina gli imprenditori italiani che hanno deciso di internazionalizzarsi hanno optato, nella maggior parte dei casi, per l’istituzione di un ufficio di rappresentanza. Quest’ultimo non è un ente giuridico e non può né fatturare né incassare pagamenti, tranne alcune eccezioni. Tuttavia, può avere un conto corrente e deve essere registrato presso le autorità locali (State Tax Bureau e Local Tax Bureau). L’ufficio di rappresentanza si limita ad effettuare il controllo della qualità, e a gestire le attività di marketing ed altre attività ausiliarie. Il rendiconto è costituito prevalentemente da costi. Nonostante ciò si applica la tassazione su un reddito figurativo. In questo caso il reddito potrà essere calcolato in tre modi alternativi:
1. actual income, solo per uffici di rappresentanza che esercitano direct profit making operations;
2. tassazione del reddito presunto mediante un tasso presunto di profitto,
3. cost- plus method (costo maggiorato). Con questo metodo la tassazione si suddivide in corporate income tax, business tax e tasse locali.
Alternativamente si può optare per l’istituzione di una Foreign Invested Commercial Enterprise (FICE) la quale implica una tassazione maggiore; infatti, solo l’aliquota sul profitto è del 25{841a666004a1773c1da6252e3db9d8a347cb84da317510b6502ab3a6f768be11}. Tuttavia, in quest’ultimo caso si può sfruttare il vantaggio di poter detrarre l’IVA e di usufruire di agevolazioni fiscali soprattutto per imprese operanti in alcuni settori strategici quali ricerca, energia, tecnologia. Infine, un ulteriore vantaggio della FICE è quello di poter assumere personale direttamente.

 

Febbraio 2016